L’anno che
sta per finire ha segnato anche in Italia una svolta nella lotta politica.
Con il voto
del 4 marzo si è posto fine alla successione di governi delle Larghe Intese tra
il PD di Prodi (e dei suoi successori fino a Renzi e Gentiloni) e le formazioni
radunate da Berlusconi.
Erano i
governi delle Larghe Intese tra partiti e coalizioni per attuare anche in Italia
il programma con cui il capitalismo in tutto il mondo fa fronte alla sua crisi
creando degrado sociale e ambientale senza fine.
Erano i
governi tesi ad eseguire le misure dettate per l’Italia dall’Unione contro il
popolo.
Nell’anno
che termina, dopo le elezioni del 4 marzo, le forze politiche subalterne alla
Troika e le istituzioni dell’Unione Europea hanno invece dovuto accettare la
costituzione del governo M5S-Lega.
Chiariamo subito, Non è il governo proletario e non è
neanche teso a organizzare le masse popolari, ma è l’unica forza che ha la
capacità di porre fine alle ricette imposte dalla Troika.
Non assume
come propri riferimenti e punti di forza le mille organizzazioni delle masse
popolari che già esistono nel paese: nelle aziende capitaliste e pubbliche,
nelle istituzioni pubbliche, nei quartieri e nei paesi.
Si sente
vincolato dai contratti e dai trattati stipulati dai governi delle Larghe
Intese e per rispettarli lede gli interessi delle masse popolari e prosegue
nell’inquinamento e nella devastazione del paese: le grandi opere pubbliche
dannose per le popolazioni dei territori interessati (TAV, TAP, Terzo Valico,
ecc.) sono un esempio.
Non osa
rompere, non si dà i mezzi per rompere con quelle istituzioni e per liberarsi
dai funzionari infidi. La Lega si è staccata solo parzialmente e a fatica dalla
coalizione di Berlusconi, uno dei due pilastri delle Larghe Intese e cerca di
raccogliere su scala nazionale il supporto dei settori più arretrati e
reazionari delle masse popolari sfruttando il loro contrasto (del tutto
secondario) con gli immigrati.
Il M5S è frenato dal suo legalitarismo e dalla
presunzione che sia possibile cambiare il corso delle cose senza la mobilitazione
delle piazze contro la borghesia capitalista (una sinistra borghese di nuovo
tipo).
In sintesi
il governo M5S-Lega cerca di tamponare meglio che gli riesce i guasti più
vistosi che il capitalismo finanziario produce.
Per l’Italia
la sopravvivenza del capitalismo implica la distruzione del tessuto produttivo
di merci esistente nel paese, che essa trasferisce in paesi dove i profitti
sono più alti. Essa deve fare di ogni progresso tecnologico e scientifico un
mezzo per ridurre il numero dei lavoratori e sfruttarli maggiormente. Deve
spremere denaro dalle masse popolari per soddisfare i titolari del suo sistema
finanziario.
Ogni anno il
governo italiano versa oltre 100 miliardi di euro a questa Europa e continua
quindi a ridurre gli investimenti pubblici e a indebitarsi, mentre tutta la
lunga trattativa che il governo M5S-Lega ha appena concluso con la Commissione
Europea verteva su 5 o 6 miliardi di euro in più o in meno di deficit del
bilancio governativo per l’anno a venire.
M5S e Lega
hanno ottenuto seguito e voti perché hanno ispirato in larghe masse la fiducia per
le loro posizioni antieuropeiste.
In questo il
loro governo non è come quelli che lo hanno preceduto. Ma non si propongono di
battersi per una riappropriazione dell’autonomia politica e monetaria.
È un governo
che vuole rimediare ai mali della Troika senza abbattere quel sistema.
Sopravvive solo se freneticamente tappa ora qua e ora là qualcuna delle falle
che la borghesia apre senza posa.
Proprio per
questo crea una situazione di perenne agitazione, senza capo né coda, che
spaventa i gruppi legati più o meno direttamente alla sinistra di vecchio tipo
(fino a Potere al Popolo!, Eurostop, Rete dei Comunisti e simili): ad essi,
abitudinari e pacifisti, elettoralisti e pigri, questa agitazione pare peggio
perfino del corso certo catastrofico ma a senso unico ben definito imposto dai
governi delle Larghe Intese.
La Troika e
i fautori del libero mercato mirano a riportare le cose come prima, a far
rispettare anche dal governo M5S-Lega le regole dettate dalla Commissione
Europea, dalla Banca Centrale Europea, dalla NATO, benché anche queste
istituzioni siano giorno dopo giorno indebolite dalle contraddizioni come
evidenziato in Francia dai gilè gialli, in Africa, in Russia e in tantissime
realtà del nuovo e vecchio continente.
Il compito
della Cub e di tutti coloro che si oppongono a questo sistema capitalista è di
avanzare la costruzione del movimento di classe usiamo a questo fine tutto
quello che esiste, e che ha la possibilità di distruggere chi affama i popoli e
distrugge il lavoro, la Troika.
Nei sei mesi
trascorsi dal suo insediamento il governo M5S-Lega ha dato la prova dei suoi
limiti, ma ha anche ben messo in luce le catene dell’Unione Europea
e del sistema finanziario internazionale, l’arroganza dei gruppi imperialisti
italiani e stranieri e dei partiti ed esponenti delle Larghe Intese.
Noi dobbiamo
giovarci di questa scuola e di questa palestra. Dobbiamo mobilitare i lavoratori
inchiodare il governo ai suoi impegni. Dobbiamo caso per caso mobilitare e
organizzare le masse popolari a difendere con le unghie e con i denti i loro
interessi e i loro diritti, a fare da subito esse stesse quello che già possono
fare con le loro forze e quello che hanno la forza di far fare al governo
M5S-Lega e con questo creare le condizioni per costituire una vera offensiva e
far ingoiare alla Troika le sue ricette.
Ben vengano
ammortizzatori sociali e reddito di cittadinanza, ma non bastano! Nessuna
azienda deve essere chiusa, bisogna imporre una ridistribuzione del lavoro
esistente attraverso una riduzione dell’orario di lavoro, e contemporaneamente
bisogna riappropriarsi dell’autonomia politica e monetaria solo così si possono
mantenere aperte le industrie in Italia
Il potere della
Troika traballa in ogni paese d’Europa.
Il sogno di un’Unione Europea progressista e pacifica
è un’illusione che non è
mai appartenuta ai comunisti. Chi oggi cerca di
dipingere l’antieuropeismo dei settori più coerenti del movimento comunista in
Italia e a livello internazionale, come posizione estremistica, estranea alla
nostra storia e tradizione politica, o peggio come cedimento alla destra e alle
forze definite populiste, dimentica che i comunisti hanno compreso fin
dall’origine la reale natura della UE. E fino a quando le loro posizioni sono
state coerenti ideologicamente con il patrimonio teorico e di analisi del
marxismo si sono opposti al processo di integrazione europea. La destra, che
oggi si scopre paladina della sovranità nazionale, al contrario fu complice
della creazione della CEE in funzione marcatamente anticomunista.
Ma oggi una sinistra colpevole e complice dimentica
tutto questo e consente alle forze neofasciste di rifarsi una verginità
politica, attacca chi coerentemente mantiene una netta contrarietà alla Troika dipingendolo come populista, settario,
eretico, o peggio ancora.
Buon Anno rivoluzionario
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