“Viva
viva Santo Draghi, viva viva Santo Draghi!!!”.
Finalmente, l’Uomo
della Provvidenza per la Salvezza dell’Italia. E allora ..
“Dal vangelo di Mario Draghi, il Messia della
Borghesia Italiana”.
Come scriveva Marx, la borghesia presenta sempre come interesse generale il crudo interesse della propria classe. Mario Draghi è un caso emblematico.
Quale servitore del
capitalismo finanziario egli ha svolto con disciplina e coerenza le proprie
funzioni per trent'anni. Prima come Direttore generale del Ministero del Tesoro
negli anni cruciali dell'ingresso nell'Euro (1991-2001), poi come Governatore
della Banca d'Italia (2005-2011), infine come Presidente della BCE durante la
grande crisi capitalista del 2008-2012. La sua politica è stata sempre coerente
ossia l'interesse del grande capitale.
Negli anni '90
sponsorizzando la distruzione della scala mobile, la precarizzazione del
lavoro, l'onda lunga delle privatizzazioni, dentro il quadro delle politiche di
concertazione.
Negli anni 2000 con
la famigerata lettera della BCE (2011) che prescriveva tagli drastici alle
spese sociali per pagare il debito pubblico alle banche in cambio dell'ombrello
protettivo sui titoli di stato italiani.
“È colui che ha svenduto l'Italia alla finanza
tedesca” gridano il pericolo dei sovranisti e additando come tali chi osava
ribellarsi al pensiero unico .
È vero l'opposto:
Draghi ha coinvolto la Bundesbank nella protezione del capitalismo
italiano sul mercato finanziario internazionale. Ciò che tanti economistihanno hanno capito benissimo, a differenza di tanti servi che l’hanno
definito salvatore.
Di certo Draghi ha dalla sua la militanza delle
organizzazioni padronali, a partire dalla Confindustria di Carlo Bonomi. La
polemica di Draghi contro il “debito cattivo” a favore del “debito buono” sulle
colonne del Financial Times è musica per le orecchie del capitale. Significa
che i soldi a debito per assistere un operaio licenziato sono sprecati, mentre
diventano produttivi se intascati dal padrone che lo licenzia. La povertà è una
colpa, il profitto una virtù. I vertici di Confindustria hanno trovato il proprio
mandatario.
Di certo affidare a Draghi la gestione dei
duecentonove miliardi di fondi europei significa metterli in mani sicure: miliardi
freschi nelle tasche dei padroni in larga misura scaricati sul debito pubblico,
quindi sulla schiena delle future generazioni, che non potranno mai pagare.
La sottomissione di tutte le forze politiche al
governo delle banche ormai è chiaro a tutti ma non stupisce la
subalternità sindacale, Maurizio Landini seg. Generale della CGIL, fin dall’inizio
ha sentito il bisogno di allinearsi
all'unità nazionale. Quando il capitale
chiama, la burocrazia sindacale risponde.
Più il capitale è in difficoltà, più la mano
soccorritrice si allunga.
- · Negli
anni '90 si regalò ai padroni la scala mobile.
- · Negli
anni 2000 l'abbattimento delle tasse sui profitti, con l'IRES passata in un
solo anno dal 34% al 27,5% (con la complicità di Rifondazione Comunista).
- · Nel
2012 si diede il lasciapassare alla riforma Fornero sulle pensioni.
Ogni volta colpendo gli operai o abbandonandoli alla
scure padronale. Ogni volta offrendo alle destre peggiori un terreno di pascolo
tra i salariati.
Perché oggi dovrebbe essere diverso? Landini ha già
prostrato la CGIL ai piedi di Giuseppe Conte, e ha già offerto a Bonomi
un'«intesa di sistema», come lui stesso l'ha definita. Potrebbe forse mostrarsi
insensibile all'attuale richiamo patriottico?
Landini si sente un'istituzione della Repubblica. A
modo suo lo è. Landini chiede semplicemente a Draghi il riconoscimento di un
ruolo, in cambio offre la pace sociale uno scambio con una funzione
calmieratrice della CGIL.
Gliel'ha riconosciuta Bonomi, la riconoscerà anche
Draghi. Il quale già nella dichiarazione di investitura ha rivendicato non a
caso la collaborazione tra le parti sociali e la loro coesione.
Ricordiamo il celebre discorso “tutto ciò che è necessario per salvare l’euro e credetemi
sarà abbastanza” fu sancito definitivamente il ricatto borghese
dell’austerità, che ha prodotto danni economici e devastazione sociale, oggi lo
stesso slogan per l’emergenza pandemia e crisi.
Guarirà i malati di
Covid, con una linea aperturista e liberista, nonostante la pandemia a svelato i danni causati dalle liberalizzazioni
e privatizzazioni, la sanità veneta ne è la testimonianza più evidente;
trasformerà la debole economia italiana nel segno di una competitività forte e
resiliente, così come si trasforma
l’acqua in vino; con le risorse del Recovery and Resilience Facility potrà avere effetti moltiplicativi sulla
crescita economica, come si moltiplicano
i pani e i pesci.
Il tutto attraverso
le stesse riforme strutturali richieste dalla Commissione europea come
condizione imprescindibile per accedere ai prestiti e alle sovvenzioni,
- · aumento delle imposte:
- · la riforma delle pensioni per eliminare quota 100 ripristinare pienamente la Fornero e l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita;
- · la riforma del mercato del lavoro nel segno della contrattazione di prossimità, del salario legato alla produttività aziendale,
- · la riforma degli ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza;
- · la riforma della Pubblica amministrazione per una remunerazione e selezione del personale basata sulla premialità,
- · la riforma del fisco per spostare il carico fiscale dalle imposte dirette sulle imprese alle imposte indirette come l’IVA, e così via.
L’unica reazione è costruire una risposta
proporzionale all'attacco significa costruire un fronte unico di classe e di
massa, fuori da ogni logica o tentazione di autorecinzione minoritaria, un movimento di lotta capace di ribaltare questo governo della finanza e ridare potere al popolo.
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