Egregio direttore Giuseppe Figliuolo, è con stupore che
leggo sul quotidiano Il Mattino la sua
missiva, che identifica in chi protesta e sciopera, per rivendicare il PROPRIO DIRITTO a lavorare e a non essere discriminato, come violento.
Dopo oltre 24 anni di lavoro in quest’azienda, ho
contribuito insieme a tutti i lavoratori a renderla forte e produttiva , a pagarle lo
stipendio milionario e ad incrementare i
guadagni degli azionisti.
Voglio presentarmi, perché come mia abitudine ho sempre
sostenuto le mie posizioni mettendoci la
faccia, sono Pirozzi Tommaso OPERAIO di Fiat Auto, trasferito per vostra
volontà al polo logistico di Nola, orgoglioso di esserlo, di aver sempre
lavorato con diligenza, e soprattutto per non aver mai abbassato la testa per
elemosinare ciò che mi spettava di diritto e contratto.
So che lei mi conosce, anche perché il suo predecessore il
dott. Garofalo insieme al capo del personale e al mio, all’ora Repo, vennero a
trovarmi in ospedale, subito dopo il mio gravissimo incidente, dichiarandomi il
loro sostegno in caso di necessità, cosa che io garbatamente rifiutai, le dico
ciò unicamente per evidenziare che ci sono persone che chiedono per amicizia e
chi rivendica per diritto.
Oggi lei mi dà del violento,
o meglio identifica noi lavoratori estromessi da ciclo produttivo, che
continuiamo a subire violenza da oltre quattro anni, come violenti.
Mi chiedo, le chiedo, chi è violento? Noi che difendiamo il
nostro posto di lavoro, la nostra unica possibilità di sopravvivenza, per noi e
le nostre famiglie, o voi che con i vostri falsi piani industriali, ci
costringete a tali azioni? Credete che mentre voi ci sacrificate sull’altare
del profitto noi da buoni discepoli accettiamo passivamente di sottoporci al
patibolo e ci immoliamo in silenzio?!
A differenza sua io non cerco di dividere i lavoratori,
invitando il Vescovo di Nola che è sempre stato a favore del vostro piano
industriale difendendolo a spada tratta e oggi ,che si è reso conto dei
disastri che ciò comporta sia sul piano occupazionale che su quello
industriale, prende prudentemente le
distanze schierandosi con chi attualmente lotta in difesa del proprio posto di lavoro e
dell’azienda.
Noi tutti siamo parte integrante di quella fabbrica, e la
difenderemo e ci difenderemo con le unghie e con i denti, anche contro chi con
falsi piani tenta di delocalizzare le fabbriche italiane, senza calarsi nei
dettagli, voglio ricordarle che secondo un dossier presentato in parlamento da
parte dello Slai-Cobas, comitato mogli operai e da alcuni lavoratori per
chiedere una commissione di inchiesta parlamentare, sono oltre 7,5 miliardi di
euro che la Fiat ha ricevuto in questi anni per rilanciare l’occupazione e il
lavoro…..
Quindi egregio direttore chi e dove sono i violenti?
In fede
Tommaso Pirozzi operaio Fiat Pomigliano
d’Arco 07/07/2013
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