Negli ultimi 20 anni della storia industriale della Fiat, prima, poi FCA, ora Stellantis, si è registrato un ciclico e sistemico rincorrersi di”falsi” piani industriali annunciati e/o presentati dall’azienda, con forte e ricercato impatto mediatico, ai sindacati, fino alle istituzioni locali e nazionali, sottoscritti e mai realizzati, in una sottile sequenza in cui il successivo smentiva e annullava il precedente.
Alla
Fiat/FCA/Stellantis è stato concesso tutto, ma proprio tutto, in cambio
In realtà’ l’azienda ha
ridotto sia le maestranza che i siti produttivi, e ha utilizzato tali risorse
per investire produzioni all’estero, un vero furto per il popolo Italiano,
tutto ciò con la complicità’ di forze politiche, sindacali, media, e ovviamente dei governi.
Ricordiamo i vari processi e i
“falsi” piani industriali degli ultimi 20 anni.
In seguito alla morte
di Umberto Agnelli e alle dimissioni dell'a.d. Giuseppe Morchio, fu
selezionato come amministratore delegato
Marchionne.
Lui ha immolato tutto
quello che si poteva immolare sull'altare dei dividendi degli azionisti.
Ha fatto terra bruciata
delle relazioni industriali. Ha stracciato contratti, ha posto ultimatum, ha
azzerato diritti.
Quando Marchionne
decise di abbandonare unilateralmente il contratto nazionale dei metalmeccanici
e uscire da Confindustria, in tanti lo
acclamarono come un manager innovativo e coraggioso.
Politici da Renzi a
Bertinotti, fino all’estrema dx, insieme alle O.S. videro in lui l'artefice di
una rivoluzione del capitalismo italiano, un eroe “americano” che finalmente
avrebbe spazzato via particolarismi e interessi di bottega, come se diritti e
tutele dei lavoratori fossero interessi di piccole lobby.
In realtà’ ci volle
poco per convincere i già’ asserviti tutori dei lavoratori, bastò che
Marchionne continuasse ad annunciare la volontà di produrre in Italia, Testuali
parole “Mi impegno, ma non posso farlo da solo”. “Ci vuole un impegno
dell'Italia”.
Che altro non è che un
batter cassa, l'ennesima riedizione della storia passata.
“Ingannevoli”
Piani industriali.
Nuova Pomigliano - 24
aprile 2003 Piano quinquennale 2003/2007 di rilancio dell’Alfa Romeo Siglato il
24 aprile 2003 in sede Unione Industriale di Napoli tra Fiat Auto spa e
FIM-FIOM-UILMFISMIC di Napoli e Campania l’accordo stabiliva il rilancio del
marchio Alfa Romeo, l’esclusiva produzioni a Pomigliano, svecchiamento delle
maestranze attraverso forme di mobilita’ e nuove assunzioni, oltre che peggioramento delle
condizioni di lavoro, introduzione di una nuova metrica denominata TMC2, che
prevedeva aumento di saturazione individuale in media di un 25%
Dopo 6 mesi il piano
venne rivisto, l'esclusiva della produzione per Pomigliano venne eliminato.
Rimasero lacrime e sangue.
Fiat Pomigliano - 4 dicembre 2007 - annuncio di un nuovo piano di ristrutturazione il
4 dicembre 2007 - smentendo il precedente piano quinquennale 2003/2007 Fiat per
Pomigliano l’a.d. Fiat Sergio Marchionne
annunciò all’allora presidente del consiglio Romano Prodi e ai responsabili nazionali
di CISL, CGIL e UIL Bonanni, Epifani ed Angeletti, un nuovo “piano straordinario per il rilancio
industriale dello stabilimento di Pomigliano d’Arco” contemplante la
prospettata chiusura per 2 mesi della
fabbrica per ristrutturazione e adeguamento tecnologico agli standard di
qualità degli altri impianti Fiat
finalizzato per costruire i futuri modelli, e corsi di formazione per gli oltre
5.000 addetti; investimenti tecnologici
per 70 milioni di euro per “garantire prospettive di continuità e sviluppo per competere
entro il 2008 con la concorrenza internazionale”. Fiat Pomigliano - 5 maggio 2008 - Polo
Logistico di Eccellenza di Nola (in realta deportazione di lavoratori sindacalizzati perlopiù
appartenenti a Slai-Cobas, Cub, e altre O.S. di base), ( senza alcuna credibile
missione industriale e sempre in cigs )
A detta dell’a.d. Fiat
il “Reparto-Confino” avrebbe dovuto “servire la logistica Fiat di tutto il
centro-sud a partire dal triangolo industriale di Pomigliano, Cassino e Melfi”.
I fatti si commentano da soli: fino alla sua chiusura avvenuta tra maggio e
giugno 2023 nel sito di Nola non è esistita alcuna vera “attività logistica” e
solo dopo una sentenza di discriminazione i lavoratori dportati rientrano a
Pomigliano.
Continuando a rimanere
a salario ridotto per i vari ammortizzatori sociali.Fiat Pomigliano: 27 maggio
2008 - avvio in settembre della produzione della Bravo (mai avvenuta) Il 27
maggio 2008 la Fiat comunicava a FIM, FIOM, UILM e FISMIC nazionali (come da
verbale di riunione sottoscritto tra le
parti in pari data) lo “stato di avanzamento del piano a Pomigliano” e gli “interventi tecnico-impiantistici ed
organizzativi da effettuare in verniciatura e montaggio per l’avvio della produzione della Fiat Bravo a partire
dal settembre 2008” (anche questo “piano” non è mai stato realizzato).
Fiat Pomigliano: 8
giugno 2010 - la Panda - ancora produzione dimezzata rispetto all’annunciata Nell’accordo
dell’8 giugno 2010 siglato tra Fiat Group Automobiles (assistita da Unione Industriale
di Torino e Napoli) e FIM, FIOM, UILM e
FISMIC nazionali e di Napoli si cita, …“la grave situazione economica le sue
pesanti ricadute sul settore auto ed in particolare su Pomigliano per il quale
si è reso necessario nel 2009 il ricorso a circa 6 milioni di ore di cassa
integrazione e per il quale si è verificato
un ulteriore aggravamento delle situazione dei primi 5 mesi del 2010.
Con riferimento al Piano illustrato dall’azienda nella riunione del 30 marzo
2010 presso il Ministero dello Sviluppo Economico nell’incontro con le OO.SS. e ai successivi
incontri del 9 aprile e del 4 maggio presso Unione Industriali Napoli e del 21 aprile presso la sede del
Lingotto, nonché i successivi incontri del 12, 13 e 14 maggio e 4 giugno, le
organizzazioni sindacali condividono gli obiettivi del progetto finalizzati a
rafforzare la posizione strategica in Italia con l’avvio della futura Panda
presso lo stabilimento di Pomigliano e assicurare la continuità della presenza
industriale sul territorio con il conseguente impatto positivo sul sistema
industriale locale”…”
Ovviamente, il radicale
intervento di ristrutturazione presuppone il riconoscimento delle cassa integrazione
guadagni straordinaria per ristrutturazione per due anni dall’avvio degli
investimenti”… e in deroga alla legge,
“non potranno essere adottati meccanismi di rotazione tra i lavoratori”.
Audizione 15 febbraio
2011 comm. Attività Produttive Camera: il nuovo ‘piano’ di Marchionne (anche
questo mai realizzato) Estratto dal resoconto Camera: …”all’Italia abbiamo
destinato 20 miliardi di euro di cui 4 a Fiat industrial e il resto, pari a 16
miliardi, per Fiat spa: il 65% per Fiat Group Automobiles, il 15% per i marchi
di lusso e il 20% per motori e componentistica”” …”L’obiettivo è di produrre in
Italia, entro il 2014, oltre un milione di veicoli destinati all’esportazione, di
cui circa 300.000 al mercato statunitense. La percentuale delle esportazioni
crescerà quindi dal 50% dell’anno scorso
al 65% nel 2014. Questo piano rappresenta una grande opportunità per creare
nuovi posti di lavoro in Italia e
aumentare i salari” anche questo fumo negli occhi….
Fiat Pomigliano 16
giugno 2011 - cigs per Cessazione dell’attività di FGA ceduta a Fabbrica Italia
L’ennesimo Piano Industriale del gruppo Fiat, già presentato il 22 dicembre
2009 a Palazzo Chigi alla presenza di rappresentanti istituzionali e dei
sindacati confederali, annunciava la possibilità di realizzare a Pomigliano la
produzione della nuova Panda. In tal senso il 15 giugno 2010 Fiat Group
Automobiles spa (da ora FGA)
sottoscriveva un’intesa con FIM, UILM, FISMIC e UGL. Il 9 luglio 2010 le parti
firmatarie della citata intesa
convenivano che la fabbricazione del modello della nuova Panda non sarebbe
stata attuata da FGA ma da una società di nuova costituzione denominata
Fabbrica Italia Pomigliano spa (da ora FIP), società quest’ultima che avrebbe
realizzato gli investimenti relativi agli impianti produttivi per la fabbricazione
del modello Panda… sappiamo tutti come è finita’…
Fiat Pomigliano 1°
febbraio 2013: scompare Fabbrica Italia e riappare FGA - ancora cigs Come
volevasi dimostrare: con comunicazione del 1° febbraio 2013 la Fiat avvia una
nuova procedura di cigs per l’ennesima
“pseudo riorganizzazione aziendale”. Ed ecco che scompare Fabbrica Italia Pomigliano e… riappare Fiat Group Automobiles!
Marchionne da bravo
mazziere insegna il gioco delle tre carte… 6 Maggio 2014, Dopo il ritiro di
«Fabbrica Italia», l’ad di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) Sergio Marchionne e
il presidente del gruppo John Elkann presentano a Auburn Hills – sede del gruppo automobilistico Fiat-Chrystler negli Stati
Uniti– un nuovo piano industriale 2014/2018.
“I rapporti di forza
fra capitale e lavoro sono tali per cui la FCA presenta il piano industriale,
prima di aver pattuito il rinnovo del contratto con i lavoratori degli
stabilimenti italiani, prima di aver concordato
con il governo italiano il sostegno all’azienda sotto il piano degli ammortizzatori
sociali e i vari incentivi, e prima di aver convocato le parti sociali.
Come un Re ordina ai
sudditi”...
Per Alfa Romeo
investimento da 5 miliardi di euro. Entro il 2018, Fca intende produrre sei
milioni di vetture, l’azzeramento degli ammortizzatori sociali, di quei 5
miliardi i soldi c’è li metterà lo stato. E come al solito serviranno per
investimenti all’estero. Questo sarà’ l’ultimo piano presentato da Marchionne,
nei fatti si è dimostrato un abile “MAGLIARO”
con i suoi falsi piani industriali è riuscito a distruggere il mercato
del lavoro, appropriarsi di un azienda di
interesse nazionale, smantellarla e distruggere l’unita’ dei lavoratori,
ovviamente regalando enormi profitti per se e gli azionisti, e sempre minor
salario e diritti per i lavoratori.
Dopo la sua Morte, il
nuovo a.d. Mike Manley ha guidato la costruzione del nuovo piano industriale di
FCA: ritornano le false promesse in Italia saranno lanciati 13 modelli di
veicolo per il triennio 2019-2021, l’eliminazione
degli ammortizzatori sociali, e futuro roseo per gli stabilimenti,
conservazione e collocazione di tutti i lavoratori. Come sempre solo false
promesse… Il 16 gennaio 2021 con la fusione di FCA e PSA , nasce Stellantis “ad
oggi non ha ancora un vero piano
industriale”.
Dopo quasi 4 anni, le
volontà’ della nuova dirigenza sono chiare, considerando l’enorme degrado raggiunto in azienda, lo sfruttamento
eccessivo, la volontà’ di non presentare un vero e credibile piano industriale, la cessione di interi
stabilimenti o parti di essi, come annunciato è sempre più evidente la volontà di scappare dall'Italia.
Da questi dati emerge
con chiarezza che Stellantis ha un obbligo industriale ed occupazionale,
nei confronti degli Italiani, proprio in
virtù della rendita di cui ha sempre beneficiato per l’importanza strategica che il settore auto riveste in
Italia e per tutto quanto è ad esso indotto.
Per questi motivi va
messa al primo posto l’occupazione e la salvaguardia degli stabilimenti in
Italia attraverso la rivendicazione di un vero piano industriale che metta al
primo posto il mantenimento occupazionale delle singole realtà produttive
Italiane, ricorrendo alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario,
la ridistribuzione della produzione nei vari siti.
Nei progetti del CDA
invece non c’è il futuro dei lavoratori, né il futuro dell’industria dell’auto
in Italia. Stellantis, proprio come Fca e Fiat punta ad utilizzare i
finanziamenti pubblici dei governi per produrre
auto senza sborsare soldi e cosa ancora più grave per finanziare il disimpegno
definitivo dall’Italia. I fantomatici progetti industriali dispensati nei
decenni dalla Fiat ed oggi sintetizzati ed espressi coi piani <alla Marchionne> paiono paventare una
sorta di sfascio in atto delle fabbriche e stanno arrecando un grave ed irreversibile danno economico e
sociale non solo ai lavoratori direttamente interessati ma all’insieme
di quelli dell’indotto nonché all’intera economia italiana rischiando di
precipitare pericolosamente il Paese in
una inquietante prospettiva “stile Grecia”.
Sappiamo benissimo che
l’azienda non è più italiana, che stellantis è una holding italo-francese di
diritto olandese, ma tenendo conto
dell’importante ruolo strategico che gioca l’industria dell’auto sia nel
settore metalmeccanico che nell’intera
economia industriale e complessiva, nonché sociale, dell’Italia, visto l’elevatissimo
importo economico complessivo erogato dallo Stato alla Fiat Auto, è
inammissibile non rivendicarle la nazionalizzazione, ovviamente né l’Europa dei
padroni, né i governi, né le forze politiche e sindacali responsabili di ciò,
potranno reclamarlo.
In conclusione, la
crisi di Fiat-Stellantis è un aspetto particolare della crisi generale del
capitalismo parassitario. Questa crisi
mostra in modo sempre più ripugnante i suoi caratteri putridi catastrofici antiproletari e antiumani. L'interesse e il compito dei dipendenti
Stellantis e di tutti i lavoratori non è quello, e non può essere ovviamente quello, di puntellare questo
sistema putrescente; bensì è quello di rovesciarlo e di sopprimere i rapporti capitalistici di produzione e di
scambio.
Quanti invece agitano
la lacera bandiera della salvaguardia del patrimonio tecnologico produttivo
e professionale, e ci riferiamo alla
sinistra parlamentare al sindacalismo istituzionale e movimenti affini, non
salvaguardano un bel nulla; spingono alla schiavizzazione operaia, alla competizione
tra lavoratori, al massacro bellico.
Dunque lo scontro
sociale in atto non consente altre alternative, i lavoratori devono
scegliere: potere dispotico della
finanza o potere proletario.
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