Analisi politica sulle europee


Di analisi politiche per questa tornata elettorale ne ho viste tante, ma pochissime che affrontavano la questione in modo laico e distaccato, analisi di parte che confondevano elezioni politiche, con amministrative in modo da valorizzare il loro punto di vista.


In realtà se non si vuole essere tifosi ma tentare di capire le ragioni che hanno spinto milioni di persone ad esprimersi con questi risultati, bisogna essere chiari e coerenti.

In questa tornata elettorale si votava per le europee ossia esprimere la linea politica che si preferiva incidesse in europa, quindi non si sceglieva tra dx e sx o centro, ma tra filoeuropeisti e sovranisti, o meglio fra coloro che hanno ceduto la sovranità popolare e tradito gli ideali e i valori della classe lavoratrice e coloro che rivendicano l’autonomia monetaria e che la sovranità spetta al popolo come sancito dalla costituzione.

Il responso è stato la vittoria dei sovranisti, e la sconfitta delle sx affiliate al potere finanziario di questa europa meglio definita Troika, e la sconfitta di chi in modo ambiguo non si è espresso chiaramente come fece nel 2014, me vediamo nei numeri, ricordando che si analizzano con le elezioni europee del 2014.

Mi limito ad evidenziare semplicemente che in Francia stravince la Le Pen e in Inghilterra vi è un vero e proprio plebiscito o meglio referendum per chi rivendica la brexit. Detto ciò ritorniamo a noi.

Il dato numerico è inconfutabile: le Elezioni Europee 2019 sono state il trionfo della Lega di Matteo Salvini. Il partito guidato dal ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio sfonda ovunque e a livello nazionale totalizza un clamoroso 34,3%, sfondando la barriera dei 9 milioni di voti.

Giorgia Meloni porta Fratelli d’Italia al 6,5% dei consensi, dimostrando di aver consolidato il proprio elettorato (anche con alcune spregiudicate operazioni sul livello territoriale, in particolare al Sud) ma soprattutto di essersi ritagliata uno spazio importante a destra. 

FdI è la destra sociale e sovranista che non si sovrappone ma si somma alla destra populista di Matteo Salvini, beneficiando anche dei voti dell’elettorato di estrema destra che giudica improponibile l’alternativa offerta da Forza Nuova e Casapound.

Costoro sono i sovranisti.

Ridicolo e’ Il Partito Democratico che esulta (ma per cosa?).

Anche in questo caso la cosa migliore è quella di affidarsi prima di tutto ai numeri. Il Partito Democratico di Nicola Zingaretti ottiene il 22,8% dei voti e circa 6 milioni di consensi netti. Rispetto alle Europee del 2014 ciò significa che i democratici hanno perso 5,2 milioni di voti e ben 18 punti percentuali (il PD di Renzi prese infatti 11,2 milioni di voti e il 40,8%), ad affluenza quasi identica. 

Ma attenzione, perché il quadro cambia poco anche con il paragone con le ultime politiche: il 4 marzo 2018 il PD prese il 18,7% ma 6,1 milioni di voti. Insomma, se è chiaramente possibile parlare di una leggera inversione di tendenza e se è stato centrato l’obiettivo più o meno dichiarato della nuova segreteria, il sorpasso sui 5 Stelle, allo stesso tempo appare quantomeno azzardato l’entusiasmo con cui in casa democristiana è stato salutato il risultato elettorale.

Anche perché c’è una questione che non può non essere oggetto di analisi. La polarizzazione che i democratici hanno cercato e cercano ancora (ribadita anche dalle parole di Zingaretti, che ha parlato apertamente di nuovo bipolarismo), con tanto di voto utile “suggerito” agli elettori, per il momento ha avuto come unico effetto quello di azzerare la rappresentanza delle restanti anime della sinistra e del centrosinistra.

+ Europa, che si giocava molto della propria sopravvivenza politica, non ha raggiunto il quorum e ha una situazione interna che definire complicata è riduttivo. Non ha aiutato lo schiacciamento del dibattito su temi di politica interna, certo, ma la creatura europeista di Emma Bonino sembra essere priva di qualunque capacità attrattiva e, tra tatticismi e riposizionamenti, ha perso anche la vecchia connotazione radicale su temi di ampio respiro. A sinistra (si partiva da 3 rappresentanti nel GUE), dopo essersi nuovamente divisi, senza riuscire a trovare né la quadra né un leader di riferimento, le due formazioni principali Europa Verde e La Sinistra hanno raccolto rispettivamente il 2,3% e l’1,7%.

Forza Italia è in dissoluzione, la Meloni in rampa di lancio

In quello che era una volta il centrodestra ci sono i due lati della medaglia. C’è Forza Italia, che prende come dato nazionale l’8,8% e 2,3 milioni di voti, insomma peggio di ogni più infausta previsione e sotto la pur bassa asticella del 10% messa dai dirigenti forzisti più o meno esplicitamente. 

In termini assoluti è esattamente la metà di quanto preso alle ultime elezioni politiche (cifra che valeva il 14% del totale) e alle ultime elezioni europee (nel 2014 il partito del Cavaliere prese il 16,8%). Inoltre, in questa tornata, FI ha beneficiato anche dei voti dell’UDC e solo così ha tenuto al SUD e nelle Isole.

Stavolta non vale nemmeno la scusante dell’assenza di Silvio Berlusconi, che era candidato capolista ovunque tranne che nell’Italia centrale: resta il valore aggiunto bassissimo dei singoli candidati che, senza il traino del leader, hanno portato pochissimo alla causa.

La realtà è che FI è da tempo in lento dissolvimento, con il fuggi fuggi verso la Lega non solo degli elettori, ma anche dei dirigenti a livello territoriale.
Salvini, alternando bonapartismo a “buonsenso”, è riuscito ad aprire le porte della sua comunità anche ai moderati e ai liberali, chiudendo ancora di più lo spazio di manovra a Berlusconi.

E questi sono i servitori della Troika

Il flop del Movimento 5 Stelle alle Europee

Il Movimento 5 Stelle, partner di governo del partito di Salvini, esce con le ossa rotte dalla consultazione elettorale.
Il Movimento 5 Stelle prende il 17% dei consensi e circa 4,5 milioni di voti. Alle Europee del 2014, la compagine allora guidata da Beppe Grillo che rivendicava un referendum sull’euro ed era fortemente euroscettica prese il 21,1% e 5,8 milioni di voti; alle politiche del 4 marzo 2018 i Cinque Stelle presero il 32,7% dei consensi e 10,7 milioni di voti. 

In poco più di un anno, il M5s ha perso qualcosa come 6,2 milioni di voti, tra astenuti e cittadini che hanno deciso di premiare un’altra forza politica, evidentemente sconcertati per la mancanza di una vera e chiara posizione politica su questa Europa.

L’ Unione Europea non esiste, è solo una moneta e un pugno di banchieri.
Va distrutta, per ricreare una unione dei popoli e degli Stati sovrani democratici”.


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