G8: PESTAGGIO ALLA DIAZ, ASSOLTO DE GENNARO




La Cassazione ha assolto "perché il fatto non sussiste" l'ex capo della Polizia e l'ex capo della Digos di Genova. In Appello erano stati condannati entrambi


 La Cassazione ha assolto "perché il fatto non sussiste" l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e l'ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola. In particolare, la sesta sezione penale ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d'Appello di Genova del 17 giugno 2010 che, in riforma totale della sentenza di primo grado, aveva condannato De Gennaro a un anno e quattro mesi di reclusione e Mortola a un anno e due mesi per aver istigato alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci durante il processo per l'irruzione della polizia nella scuola Diaz al G8 del luglio 2001.

In questo modo la sesta sezione penale presieduta da Adolfo Di Virginio, dopo circa quattro ore di camera di consiglio, ha definitivamente assolto De Gennaro, attualmente direttore del Dis e Mortola che nel frattempo è diventato questore ed è capo della Polizia ferroviaria a Torino. L'assoluzione ai due era già stata accordata dal gip del Tribunale di Genova il 7 ottobre 2009 perché "non c'erano prove sufficienti di colpevolezza".
Soddisfatto De Gennaro: "La Cassazione - ha dichiarato - ha finalmente ristabilito la verità confermando quanto avevano già stabilito i giudici in primo grado che mi avevano assolto". Un sospiro di sollievo che De Gennaro, oggi ai vertici dei Servizi segreti, ha pronunciato davanti al suo legale Franco Coppi. Che, interpellato dall'Adnkronos, si dichiara soddisfatto.

"Non avevamo mai dubitato della sentenza assolutoria pronunciata in primo grado. Un giudizio che non era stato condiviso dai giudici d'appello che avevano fatto una rilettura polemica della sentenza non condivisa oggi dalla Cassazione". Al di là della soddisfazione, il legale di De Gennaro sottolinea anche la dimensione limitata del processo. "Anche se si ragionava nell'ambito di una vicenda che ha avuto esiti drammatici - rileva Coppi - la causa in questione era in realtà molto banale perché doveva soltanto discutere di un ordine impartito ad un addetto stampa. Finalmente la Cassazione ha ripristinato la verità".

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