Socialismo o Barbarie


Gli annunci del governo per combattere l’epidemia di corona-virus cercano di dare l'impressione che si stia facendo tutto ciò che è in suo potere per fronteggiare un pericolo oggettivo, che ha implicazioni visibili per la salute della popolazione e l'economia del paese.
L'ipocrisia del governo dimostra parte delle necessarie misure restrittive. 
È da poco passata la mezzanotte del 20 quando l’assessore al Welfare della Regione Lombardia
, dà la notizia di un 38enne positivo al Covid-19 ricoverato all'ospedale di Codogno (Lodi), la diffusione del virus è in gran parte dovuta al fatto che, sotto la responsabilità degli industriali e del governo, la grande zona industriale del Nord non ha smesso di funzionare, operando come lo scoppio principale.
Perché queste misure si fermano al di fuori delle "porte" dei luoghi di lavoro, ospedali, supermercati, industrie e altri luoghi di lavoro, dove i lavoratori sono affollati senza le necessarie misure precauzionali.
La verità è che il vero pericolo deriva dalle tragiche carenze del sistema sanitario che erano note prima della comparsa del nuovo coronavirus. Queste carenze non sono apparse per caso, non sono oggettive. 
Sono il risultato della politica antipopolare perseguita da tutti i governi, sulla base degli orientamenti dell'UE per la commercializzazione e la privatizzazione della salute, per sostenere la redditività dei gruppi di imprese e salvaguardare le eccedenze
Questa politica annulla, in pratica, le grandi possibilità scientifiche e tecnologiche che esistono oggi per soddisfare tutte le esigenze di prevenzione e cura delle persone. 
Ad esempio, la privatizzazione di parte della sanità trasformandole in aziende, la corsa a riduzione indifferenziata della spesa per la sanità, la chiusura di ospedali e l’accorpamento delle strutture, la riduzione sistematica delle assunzioni di medici e infermieri, ecc.
Il preesistente rallentamento economico nell'area dell'euro e a livello internazionale è ora rafforzato dalla diffusione di nuovi focolai di contaminazione da coronavirus e aumenta il rischio di una nuova crisi nel prossimo periodo, in particolare nell'area dell'euro .
La campagna di propaganda del governo, che si concentra quasi esclusivamente sulla responsabilità individuale di ciascun cittadino e chiede l'unità nazionale per sostenere la politica del governo (io resto a casa), nasconde il vero problema. 
L'adozione delle misure necessarie richiede l'opposizione agli impegni e alle politiche dell'UE a sostegno della competitività dei gruppi monopolistici, che sacrificano la soddisfazione dei bisogni delle persone sull'altare della redditività capitalista. 
Le persone non possono e non dovrebbero pagare di nuovo!
Le raccomandazioni dell'Agenzia nazionale della sanità pubblica impongono al governo la necessità di adottare immediatamente tutte le misure necessarie per combattere efficacemente contro questa pandemia e allo stesso tempo soddisfare tutte le esigenze sanitarie permanenti che non sono rilevanti per il coronavirus.
Il capitalismo stesso è in bancarotta, l'economia di mercato stessa in tutte le sue versioni, che annulla ogni opportunità per la classe lavoratrice, di godere di benefici per la salute di alta qualità in linea con l'evoluzione della scienza e della tecnologia, proprio perché il suo criterio principale è il profitto capitalista.
Per quanto riguarda la famosa "solidarietà europea", viene ascoltato solo come un aneddoto, anche tra i circoli urbani del paese. In particolare, quando, nell'Unione europea della "libera circolazione delle merci", la Germania e la Francia hanno addirittura vietato l'esportazione del materiale sanitario necessario nel nostro paese.
È stato anche dimostrato in questo modo, e persino in tempi tragici per i popoli d'Europa, che l'UE non è un'unione di popoli, ma una "alleanza linciare" e una "tana dei leoni", un'unione imperialista di Stati, che rivendica il profitto anche attraverso il ricatto, proprio come è avvenuto in Grecia e sta avvenendo in Italia con il MES.
La pandemia mette sempre più in luce i limiti del sistema capitalista. Si scopre che i bisogni moderni, i beni sociali, come la salute, non possono essere lasciati alla mercé dei mercati e del profitto.
Questo inganno non può essere nascosto dalle definizioni aggressive che alcuni mettono nel capitalismo, come "capitalismo neoliberale", "capitalismo estremo", proprio come sostiene questo Governo e la falsa sx seguaci della “ terza via”, dell’allora Dalema e Toni Blair,  e così via, solo per nascondere che lo sostengono senza se senza ma.
Anche in condizioni di pandemia, tutto è soggetto alla redditività del capitale. Ecco perché i lavoratori hanno lavorato nonostante i divieti, senza misure di protezione, con i noti effetti tragici.
Ecco perché la concorrenza tra i monopoli transnazionali sta guadagnando slancio su chi brevetterà il nuovo vaccino, in un momento in cui dovrebbero esserci cooperazione e sforzi congiunti da parte dei migliori scienziati e centri di ricerca del mondo.
Questo è il motivo per cui anche adesso, la produzione su larga scala sta travolgendo tutti i diritti del lavoro rimanenti, provando nuove forme di sfruttamento, come il telelavoro, portando a licenziamenti di massa.
Di fronte alla palude del capitalismo in bancarotta, emerge la superiorità del socialismo che ha assicurato la salute, la cura di tutti.
Le cifre nella Russia sovietica sono inarrestabili: oltre 1,1 milioni di medici, assistenza sanitaria gratuita gratuita per l'intera popolazione, 1.100 letti ospedalieri per 10.000 abitanti, cifre che non possono nemmeno essere paragonate alla situazione prevalente. nel nostro paese, con 340 letti ospedalieri per 10000 abitanti,nei paesi dell'UE. Classifica mondiale.
Paesi come Cuba,Vietnam e Cina che nonostante le contraddizioni e i limiti affrontano questa emergenza con spirito di solidarietà e mettendo al centro il benessere dell’uomo e non il profitto.  
Abbiamo visto l'esemplare comportamento di Cuba, che è sempre stata un modello, come un Paese "povero" abbia sempre esportato medici e la massima eccellenza dal punto di vista sanitario.
Cuba, paese in via di sviluppo, manda i medici nella regione più ricca d’Europa, solo questo dovrebbe far capire la superiorità di un sistema che è quello socialista rispetto al capitalismo.
Anche il Vietnam ha mandato dei tamponi gratuitamente all'Italia. La Cina manda tonnellate di aiuti e medici per sostenere l’Italia. Intanto tra i paesi a noi vicini è la povera Albania a dare un grande schiaffo morale all’europa, inviando 30 persone tra medici e infermieri ad aiutarci. Piccola Nazione, grande cuore: è quello che ha dimostrato di avere l’Albania, un Paese  che pur non godendo di chissà quali ricchezze ha teso la mano a una Nazione che gli albanesi considerano come la loro seconda casa, anchessa, all’epoca dell’URSSl  uno Stato comunista estremamente isolazionista, stalinista e antirevisionista. 
L’altro concetto di società, quello capitalista, una società individualista, dove abbiamo visto gli USA fregarsene e mandare oltre 20 mila soldati, i bombardieri b2, e dove egoisticamente ha prelevato oltre 500 mila tamponi proprio dal nostro paese, ormai il più colpito al mondo, abbiamo visto la Germania direttamente bloccare l’arrivo del materiale che veniva dalla Cina, abbiamo visto l’Unione Europea con la BCE, il MES cercare di strangolarci per finire di depredare i lavoratori e le classi popolari di questo Paese.
Ed ecco la loro ricetta enunciata dal primo servitore Italiano Draghi
dal Sole 24 Ore. Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea non usa mezzi termini:
“....Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza»: la sfida è «come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lasciano danni irreversibili”.
 Draghi sul Financial Times “... Le aziende fanno i conti con perdite nell'intero sistema economico. Molte già si stanno ridimensionando e licenziano lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile" e si deve “... evitare che la recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa più profonda da una sequenza di default che lascerebbero danni irreversibili.”. Come si affronta questa situazione? Con “...un significativo incremento del debito pubblico...”
In effetti è sempre così che si sono affrontate le crisi importanti, come quelle legate alle guerre e soprattutto ai dopoguerra.
Poi arriva la ricetta. “... Le perdite del settore privato - e il debito per colmare il gap - devono essere assorbite, in toto o in parte, dai bilanci pubblici. I livelli più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata dalla cancellazione del debito privato..”.
QUINDI DRAGHI PROPONE DI AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO PER CANCELLARE QUELLO PRIVATO.
Afferma infine Draghi: “...Di fronte a circostanze impreviste, serve un cambiamento di mentalità in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che stiamo affrontando non è ciclico … il costo dell'esitazione può essere irreversibile. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni '20 è un ammonimento sufficiente...”.
In sintesi che cosa propone Draghi?
1.      Non sono sufficienti i sussidi ai lavoratori e alle imprese, se si perdessero posti di lavoro e se chiudessero le aziende il sistema crollerebbe.
2.      Le banche e l'intero sistema finanziario devono quindi fornire denaro ad interessi zero alle aziende le quali rimangono aperte, producono e mantengono il posto di lavoro ai lavoratori che, come consumatori, farebbero riaumentare la richiesta di beni.
3.       Lo stato, attraverso un indebitamento senza limiti deve farsi carico di ridurre o addirittura azzerare il debito dei privati, cioè delle aziende.
4.      Tutto ciò in tempi brevi, in modo non burocratico e all'interno del quadro di riferimento dell'Unione europea.
Se l'analisi di Draghi disegna uno scenario oggettivamente di estrema crisi sistemica dei meccanismi economici e finanziari del mondo capitalistico e globalizzato, determinato dalla crisi attuale ma inserito in una crisi sistemica che non si è mai fermata dal 2007 in poi, la ricetta è tutta finalizzata al mantenimento di tale sistema e non è certo orientata al miglior risultato per i cittadini italiani ed europei.
Di fatto le banche prenderebbero soldi dallo stato e le riverserebbero sulla produzione: quindi le banche continuano ad essere il veicolo del sistema finanziario che però è finanziato dallo Stato e le aziende continuerebbero a fare utili perché le perdite sarebbero coperte dallo Stato,
Ma se allora è lo Stato (cioè tutti noi) che deve provvedere al finanziamento di banche ed aziende, non sarebbe molto più semplice ed efficace che lo Stato riprendesse sotto il suo controllo le banche e le aziende che altrimenti chiuderebbero, nazionalizzandole e riavviando così l'economia reale del paese?
Quello che abbiamo di fronte è una scelta indubbuiamente difficile,  se si nazionalizzano le grandi banche e le grandi imprese e lo Stato si assume l'onere di indirizzare e gestire direttamente il corso dell'economia nazionale, saremmo di fronte ad un radicale cambio di sistema, da capitalistico ad una forma di socialismo, l'alternativa, quella proposta da Draghi, campione del capitalismo e della finanza internazionale, ci porterebbe al contrario a ricostruire un sistema nel quale le banche non ci rimetterebbero e le aziende continuerebbero a fare utili, chi ci rimetterebbe, noi, lavoratori,  pensionati,  disoccupati, artigiani, piccoli commercio, le partite IVA, con ulteriore ridimensionamento del welfare, dei servizi sociali, della scuola, dell'istruzione, della sanità.
Non è poi difficile ipotizzare che i meccanismi di controllo sociale, di intrusione nella privacy, di repressione spesso gratuita messa in campo in Europa (e non solo) negli ultimi anni ed oggi testati in modo ancor più invasivo come strumenti per arginare la pandemia, siano gli stessi che potrebbero emergere con ancora più forza quando le contraddizioni sociali esploderanno in modo ancor più evidente.
Siamo entrati nella crisi pandemica con una percentuale tra povertà assoluta e relativa che in Italia riguarda 14 milioni di persone, poco meno di un quarto della popolazione. Il percorso indicato da Draghi indica un approccio diverso all'interno dello stesso modello.
Non è questo il cambiamento che ci serve, non è questa la “normalità” che vogliamo!
Noi da sempre navighiamo contro corrente, siamo convinti che finita questa storia, molti dimenticheranno tutto, ma siamo convinti anche che saremo molti di più a chiedere una nuova società che metta al centro l’uomo e l’ambiente in cui vive e non il profitto.











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