Dall'invasione all'Afghanistan alla fuga, 20 anni di morti, distruzioni e odio.

 


La guerra più lunga mai combattuta dall'America si chiude con la vergogna e l'umiliazione più degradante dell'imperialismo Usa.

Vent'anni dopo l'invasione dell'Afghanistan, la forza militare più potente al mondo ha subito una sconfitta totale.

L'imperialismo Usa e le forze Nato che lo sostengono hanno invaso l'Afghanistan con l’intendo di voler sradicare fondamentalismo islamico per costruire una nazione moderna e democratica.

L'intervento statunitense del 2001, attuato con il pretesto di "combattere il terrorismo" e l'attacco alle Torri Gemelle, aveva in realtà altri scopi.

Contemporaneamente nel mondo un movimento di popolo, antagonisti che si opponevano al sistema capitalista, quel popolo di sx che abbiamo visto a Genova, alla Perugia Assisi, contro la Tav, quel popolo che ha osato combattere il potere mondiale, quel popolo che contestava la globalizzazione, ha condannato l'intervento in Afghanistan; ha rifiutato i pretesti degli USA, della NATO e dell'UE; ha denunciato le responsabilità di tutti i governi che dal 2001 ad oggi hanno sostenuto il coinvolgimento del nostro Paese e delle forze armate Italiane in Afghanistan, con ogni mezzo possibile, ha chiesto il ritiro dei militari dall'Afghanistan e da qualsiasi altra missione imperialista all'estero.

Ora tutte le forze politiche, il governo, e i media borghesi, versano lacrime di coccodrillo per la situazione del popolo in Afghanistan, soprattutto per la posizione delle donne. Sono gli stessi che hanno sostenuto e continuano a sostenere regimi che nel loro paese adottano, contro le donne, misure simili.

Sono gli stessi che in altre epoche storiche (come negli anni '80) avevano sostenuto con forza il movimento oscurantista dei Mujaheddin (attraverso il quale sono emersi i Talebani), che ha combattuto contro la Rivoluzione popolare e gli aiuti militari internazionalisti sovietici.

Con la stessa ipocrisia, oggi si riferiscono anche al previsto aumento del numero dei rifugiati, quando gli stessi sviluppi dimostrano ciò che tutti vogliono nascondere, ovvero che i rifugiati sono in definitiva le vittime di guerre e interventi voluti dall'occidente "democratico".

Ancora oggi stanno mentendo, presentando "il risparmio delle risorse economiche del popolo" come la ragione del ritiro delle forze militari statunitensi. I suoi obiettivi sono diversi, come spostare l'attenzione degli USA su altri "fronti" quali la regione del Pacifico e cercare di creare un "clima di instabilità"

L'esercito afghano, addestrato e armato dagli Usa e che dichiarava 300mila effettivi, si è sciolto davanti a milizie islamiche equipaggiati alla bell'e meglio, sprofondando rapidamente in uno stato di disgregazione. Le città una dopo l'altra hanno accettato il nuovo regime, con le truppe governative che acclamavano a frotte, cedendo le armi ai talebani.

Bisogna dire che le masse afghane odiano i talebani. D'altro canto, però, nessuno crede nel regime corretto imposto dagli Stati Uniti, e di certo nessuno è disposto a rischiare la vita per salvarlo. Le forze talebane, al contrario, sono composte da fondamentalisti islamici fanatici e temprati, il cui premio più ambito è morire da martiri.

Nell'Afghanistan non c’è mai stato nemmeno un tentativo di trovare una soluzione politica e il popolo afghano ha visto in tutti questi anni, un peggioramento della violenza. È importante ricordare che per ben tre elezioni dirette in Afghanistan, il governo degli Stati Uniti ha sostenuto elezioni scandalosamente fraudolente, consentendo ai soldati americani di uccidere e morire mentre le elezioni presidenziali e parlamentari venivano sfacciatamente truccate.

È altresì importante ricordare che molti membri del governo afghano sono essi stessi signori della guerra e baroni della droga, molti di loro colpevoli di alcune delle peggiori violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra, gli stessi abusi di cui sono colpevoli i talebani, mentre l’attuale Governo di Ghani e il precedente governo di Karzai, hanno permesso la continuazione di crimini crudeli contro le donne, incluse le leggi che consentono agli uomini di abusare legalmente delle loro mogli.

Quel movimento, come ricordavo sopra, denunciava il perché delle guerre e a chi fossero utili. Questa guerra come tutte le guerre cosiddette umanitarie, o come quella che stiamo subendo attraverso il terrore dell’epidemia con la relativa imposizioni di regole e norme che restringono i diritti e le tutele in nome del terrore, è e serve a quella parte dell’Occidente che vuole mascherare le contraddizioni della globalizzazione dietro una facile quanto falsa dicotomia fra Bene e Male.

La guerra al Terrore, serve per ritrovare una direzione di senso della modernità.

Questa corsa dell’umanità verso il basso impone invece sempre più la necessità di un altro mondo possibile, senza terrorismo e senza guerra, senza ingiustizie economiche e sociali.

Un mondo in cui  uomini e donne, ambiente, lavoro, risorse, intelletto generale, desideri non siano merci e valorizzati solo in funzione del denaro; in cui diritti universali di cittadinanza, del lavoro e del non-lavoro non siano variabili dipendenti del profitto; in cui partecipazione politica e democrazia economica siano momenti reali di protagonismo collettivo; in cui fondamentalismi (religiosi e/o culturali, islamici e/o occidentali) visti come panacea dei mali del mondo non abbiano ragion d’essere.

Oggi viene ulteriormente evidenziata la necessità della lotta del popolo contro ogni forza reazionaria e oscurantista indissolubilmente legata alla lotta contro il sistema capitalista e le forze e i piani imperialisti che le generano e le utilizzano. Bisogna che quel movimento antagonista soppresso con la forza a Genova, rinasca forte, solo così si può ambire per un’alternativa di società, oggi unica reale via d’uscita alla crisi della modernità e dei suoi presupposti.

Nessun commento: