Benzina, Metano, Diesel. Tutto aumenta solo i salari diminuiscono.

 


Negli ultimi mesi il prezzo dell’energia è aumentato fortemente, si va dall’aumento di metano, energia elettrica, benzina, gpl, una stangata pazzesca che né risente fortemente il potere d’acquisto reale dei salari e stipendi .
Tutto questo ha generato  un forte malcontento tra la popolazione, e si vede sopratutto sui social.
Le reazioni dal mondo politico non si fanno attendere, in un intervista a Renzi su quest’argomento, la sua risposta è che le famiglie subiscono gli aumenti ma la cosa preoccupante è l’impoverimento dei salari, è come ricetta propone di ridurre le tasse sul lavoro e la differenza darla al lavoratore.La solita ricetta liberista che finge di darti la carota e poi ti colpisce con il bastone. 
E’ bene chiarire per chi è distratto che grazie alle privatizzazioni delle grandi aziende italiane, oggi ci ritroviamo che se le aziende vanno in crisi la crisi viene scaricata sulla collettività e quindi lo stato paga, ovviamente gli utili restano ai privati, quindi cosa è accaduto, lo stato che pima aveva come entrate i profitti derivanti dalle aziende statali e la tassazione, destinava il tutto al welfare, oggi che le uniche entrate sono i derivati dalla tassazione, per mantenere lo stato sociale, ridurre le tasse, significa ridurre lo stato sociale e un ulteriore passo verso la sanità privata, previdenza privata, ecc. quindi proprio l’opposto di quello che serve al popolo, eppure la pandemia ha evidenziato i danni della sanità privata.
Ma una cosa vera la dicono i fautori del liberismo, ossia la perdita di potere d’acquisto dei salari. Ma le ricette sono ben altre per rimediare, non solo assicurando un salario dignitoso, ma creare anche un meccanismo di controllo affinché ciò non accada.
,Per coloro ce sono nati dagli anni 80 non conoscono i meccanismi di garanzia che avevano i lavoratori per garantirsi che il salario non fosse indebolito. 
Ossia uno strumento che adeguava il potere d’acquisto dei salari all’inflazione. 
Tale meccanismo si chiamava “SCALA MOBILE”, in sostanza se l’inflazione aumentava a causa degli aumenti, automaticamente aumentavano i salari. 
Ma per l'Europa, perché parti da lì, tale meccanismo doveva scomparire, perché se i salari non subivano l’inflazione, quindi se le famiglie non si impoverivano, continuavano a spendere, e questo avrebbe provocato un ulteriore aumento dell’inflazione.
Insomma la condizione di impoverire la gente serve al capitale per mantenere bassi i prezzi, poi poco conta se la gente non arriva a fine mese, anzi è un bene.
Ovviamente tale indicazione fu immediatamente accettata è fatta propria dal governo di allora, il governo CRAXI, e si creo immediatamente uno schieramento favorevole all’eliminazione di tale strumento di garanzia.
Tutti i partiti liberisti si unirono dalla DC ai socialisti, dai liberali ai repubblicani, dal MSI ai radicali, fino ai miglioristi del PCI, mentre all’opposizione in difesa di tale strumento si schiero il Pc di Berlinguer e gli exstraparlamentari, ovviamente il mondo sindacale non né fu esente è si schierò contro la scala mobile tutto il sindacato confederale, CGIL, CISL, UIL, tranne la fiom.
Scusate se mi dilungo ma serve a capire le responsabilità di questo scempio.
L’ultimo rapporto della Banca d’Italia ha fotografato un Paese fermo con una condizione generalizzata di disagio sociale.
La precarizzazione del lavoro per intere generazioni di giovani e la chiusura di comparti industriali hanno contribuito ad un peggioramento della qualità di vita delle nostre genti.
La popolazione oltre a dover ridurre i consumi, sempre di più, privilegiano prodotti con un basso tasso di qualità innescando così una spirale negativa la quale spinge l’Italia verso il fallimento economico e sociale.
Ma tutto questo non è una novità “La tendenza generale della produzione capitalistica non è all’aumento del livello medio dei salari, ma alla diminuzione di esso, cioè a spingere il valore del lavoro, su per giù, al suo limite più basso.”
Se si vuole evitare che gli aumenti non ricadano sui più deboli i lavoratori salariati e i pensionati, l’unica possibilità è reintrodurre un nuovo meccanismo di adeguamento salariale all’inflazione.
Dobbiamo lottare per una nuova scala mobile perché, almeno in parte, le retribuzioni vengono salvaguardate, ma non basta.
Se non si introduce subito un meccanismo di indicizzazione la diminuzione reale dei salari e delle pensioni diventerà insostenibile, ci sarà un ulteriore calo di consumi che farà fallire la parte più debole del commercio distributivo e della industria. 
Insomma si instaureranno tensioni sociali difficilmente sopportabili.
Infatti: la privatizzazione della sanità costringe molti a pagare esami e prestazioni, e queste non rientrano nel calcolo dell’inflazione, inoltre “ la redistribuzione della ricchezza verso profitti, rendita e finanza non viene registrata dagli indici d’inflazione”, quindi bisogna ricostruire un nuovo paniere per il calcolo, che tenga conto delle spese necessarie per il mantenimento di una famiglia, che va dall’affitto, spese di energia, istruzione auto e assicurazione, sanità, e alimentari, e su quel paniere conteggiare l’inflazione.
Questo meccanismo conviene non solo ai dipendenti, ma è indispensabile:
per i lavoratori che possono così lottare per reali aumenti salariali e miglioramenti su turni, orario, diritti assunzioni e non solo per recuperare il potere d’acquisto perduto con l’inflazione;
per i precari perché è prevista l’applicazione della legge anche per loro;
per i pensionati che vedranno agganciata la pensione agli stipendi;
per i piccoli artigiani e commercianti che hanno tutto da guadagnare da un miglioramento delle possibilità di spesa della popolazione.
La scala mobile non conviene soltanto a chi si è arricchito in questi anni speculando con gli aumenti dei prezzi e con il passaggio della lira all’euro.
Per bloccare questa tendenza distruttiva del tessuto sociale nel nostro Paese, occorre pensare ad un nuovo ruolo dello Stato in economia.
E’ ORA DI CAMBIARE DAVVERO!

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